Valsolda è un comune di 1.485 abitanti (2021) della provincia di Como.
Il comune è nato nel 1927 dalla fusione di sei comuni preesistenti: Albogasio, Castello Valsolda, Cressogno, Dasio, Drano e Puria in Valsolda.
Il comune di Valsolda non è costituito da un unico centro urbano ma da una serie di frazioni, alcune delle quali in riva al Lago di Lugano (Cressogno, San Mamete, Albogasio, Oria e Santa Margherita, sul lato opposto del lago), altre sulle pendici della montagna (Loggio, Drano, Puria, Dasio e Castello), Il territorio del comune e quello della valle occupata (Valsolda o Val Solda) corrispondono completamente.
In epoca medioevale Albogasio (304 m) fu il primo nucleo abitativo della rocca di S. Martino sostituito poi dall’abitato di Castello. La frazione è divisa in due parti: Albogasio superiore e inferiore collegate tra loro da numerose e ripide scalette. Ad Albogasio superiore spicca un’imponente costruzione denominata Villa Salve. Il palazzo fu ideato, dall’architetto valsoldese Isidoro Affaitati, che in Polonia progettò una costruzione quasi identica. Al centro della casa c’è un cortile, che dà luce all’edificio, da cui partono le scale per gli appartamenti. La facciata ha un doppio loggiato rivolto verso il lago. Nella piazza Malombra, vicina alla villa, si trova un lavatoio costruito dal Comune nel 1867. Altro imponente edificio è il “Palazzo delle colonne”. Albogasio inferiore è posto a ridosso del lago e ha un pontile di attracco per le barche. Una graziosa mulattiera, che costeggia il lago, lo collega ad Oria . Il paese è dominato dalla chiesa dell’Annunciata che lo sovrasta dalla sua altura. Ad est della chiesa scende verso Cadate la scala della Calcinera, dove, nel Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro localizza l’incontro tra Luisa e la marchesa. La posizione a scala dell’abitato di Albogasio consente a quasi tutte le case di godere del bellissimo panorama del Ceresio e della valle circostante
Il paese di Castello (451 m) è posto a strapiombo sopra un dirupo, meno ripido verso S. Mamete, più impervio nella parte verso Puria chiamata per questo “Al pizz”. Le case a ridosso dell’erta sono poste a semicerchio, le altre nella fila dietro e poi a scalare verso monte dove si trovava l’antica rocca. Il paese è un labirinto di vicoli, scalette, portici, anfratti, case addossate le une alle altre tipiche dei sistemi difensivi. Ovunque a Castello si aprono scorci di panorama davvero incantevoli: dal sagrato della chiesa si può ammirare il lago fino al S. Salvatore, il promontorio di S.Mamete, Oria e Albogasio; dal centro del paese si apre la vista su Drano e Loggio e dal portico del Fighett appare inquadrata tutta l’alta valle con la sua corona di monti.Salendo alla chiesetta dell’Addolorata, un tempo oratorio di S. Martino, si ha una visuale a 360 gradi dell’intera valle. La chiesetta apparteneva un tempo al castello e sembra avere origini molto antiche visto che risultava già abbandonata alla fine del 1500. Dell’antico castello rimangono solo le fondamenta con i segni di quattro bastioni angolari. L’edificio è stato trasformato in un’abitazione privata. L’ultimo castellano che si ricorda fu Stefano Confalonieri, , un nobile milanese che, nella metà del 1200, dava rifugio agli eretici e che fu il mandante dell’uccisione di frate Pietro il cui martirio è raffigurato in molte chiese di Valsolda. Tra le case di rilievo del borgo c’è la casa nativa del pittore Paolo Pagani, nato a Castello nel 1655. L’abitazione è stata utilizzata fino agli anni ’70 come scuola elementare ed ora è in corso un restauro per adibirla a museo. Sui muri delle vecchie case si intravedono ancora affreschi, stemmi, stucchi e portali.
Il paese di Cressogno (277 m) si affaccia sul lago e il suo Santuario è posto all’estremo confine della valle verso il territorio di Porlezza. È diviso in Cressogno inferiore, situato lungo la riva, nella zona sottostante la statale Regina e Cressogno superiore che si estende dalla Caravina fino a Loggio.
A Cressogno inferiore troviamo la chiesetta di San Nicola e la casa che nel “Piccolo mondo antico” era abitata dalla marchesa Maironi. Vicino alla villa c’è un grazioso imbarcadero. A Cressogno superiore si trova la vecchia canonica sul cui ingresso si vede ancora lo stemma dell’arcivescovo Federico Visconti e l’immagine di una Veronica. Lungo la viuzza che attraversa il paese vi sono due lavatoi. Dalla parte a monte partiva una mulattiera che conduceva a Dasio della quale rimane solo un piccolo tratto iniziale.
Proseguendo verso il Santuario si incontra un oratorio di San Carlo: l’ultimo di quelli pensati dai Valsoldesi per glorificare il loro arcivescovo. Fu fondato nel 1617 e progettato da Domenico Pellegrini, nipote di Pellegrino. Nella volta del tempietto è raffigurato il Santo nella gloria del paradiso. Da questo luogo si può ammirare un bellissimo scorcio di panorama del lago e dei monti sovrastanti.
Il paese di Dasio, posto a 580 m, è il più alto della Valsolda. Lo sovrastano le cime rocciose di Noga e di Sasso di Monte. Da lì parte ancora l’antica via, ora sentiero delle 4 valli, che attraverso il Passo Stretto mette in comunicazione con il Lario e la Svizzera.
Lungo i vicoli e le stradine si possono osservare caratteristiche case e vecchie stalle. Nella parte alta del paese c’è una fontana chiamata “Carciò” rinomata per la bontà della sua acque sorgive. Le stesse acque, due vie più sotto, vengono raccolte in un pittoresco lavatoio. All’ingresso del paese vi è la vecchia caserma della finanza, ormai diroccata, punto di controllo del contrabbando locale fino al dopoguerra.
Sopra la chiesa c’è una palazzina con giardino che un tempo era adibita a locanda, lì soggiornò Fogazzaro per scrivere l’ultima parte del suo romanzo: ”Leila”. Annesso vi era il “gioco delle bocce”, svago in uso in Valsolda fino alla metà del 1900.
Drano (473 m), che fino a qualche decennio fa era il più piccolo della Valsolda, ha avuto in questi anni un notevole sviluppo urbanistico che l’ha trasformato. Il vecchio nucleo del paese è posto a strapiombo sopra una collinetta e domina la valle sottostante. Qui si trovano due antiche case: casa Pezzi e casa Prata. Domenico e Giacomo Pezzi furono, nel seicento, l’uno curato e l’altro ricco mercante a Venezia.
Casa Prata, oggi Sambucini, ha un doppio ordine di logge con colonnine e un oratorio interno. Nella parte alta del paese, in una minuscola piazzetta intitolata a S. Simone, si trova la chiesetta di Drano, dedicata ai SS. Innocenti. Lungo le contrade si notano resti di stemmi e portali decorati, testimonianze di signorili edifici. Dalla piazza parte la mulattiera che porta ai pascoli di Rancò e al Passo Stretto. All’imboccatura del viottolo si trova il lavatoio, recentemente ristrutturato.
Il paese di Loggio (370 m) è posto al centro della Valle ed è l’unico agglomerato in posizione pianeggiante. Il paese è percorso orizzontalmente da due contrade parallele, lungo le quali si possono osservare vecchie abitazioni, spesso affrescate con temi religiosi. Nella contrada superiore, in una piccolissima piazzetta, si trova casa Mossini.
Sopra il portone dell’entrata vi è un’immagine della Sindone con la Madonna dai sette dolori. Lungo la facciata una serie di graffiti con putti. Il culto della Sindone, presente a Loggio, sembra derivare da un periodo di emigrazione di alcuni lavoratori del luogo a Torino, in un momento di ostensione della stessa. Sempre nella contrada superiore c’è casa della Vignora con un triplice loggiato interno. Da qui parte un viottolo che collega il paese con Drano, sentiero ripido chiamato Scarell. Nelle vicinanze si può osservare un lavatoio coperto, cinquecentesco, con una mola circolare in pietra.
Uscendo dal paese, verso ovest, si arriva a una piazzetta da cui parte sia la scalinata che porta alla parrocchiale proseguendo poi come mulattiera verso la valle alta, sia il sentiero che porta a S. Mamete. Prendendo l’acciottolato che scende si arriva ai prati di Campò e ai Dossi, oltre i quali si trova il cimitero e l’oratorio di S. Carlo all’Esquilino. Il tempietto ha una base ottagonale, sormontata da una parte circolare: sorge nel punto in cui vi era una cappella dedicata alla Madonna delle Nevi.In cima alla scalinata, oltrepassata la casa Effata, oratorio di Loggio, c’è la chiesa di S. Bartolomeo.
I due edifici comunicavano attraverso un sottopassaggio. All’ingresso del sagrato si trova un ossario, utilizzato soprattutto nel 700. Le pareti, ormai scrostate, erano completamente affrescate con motivi allegorici riferiti alla morte. Si intravedono ancora alcune scene in cui la morte è rappresentata con la falce e una scritta dice :”Nemini parco”.
La frazione di Oria (272 m) è posta all’estremo confine ovest della Valsolda e segna il punto di valico con la Svizzera . Il nucleo si distende lungo la riva del lago e gode di una maggior tranquillità rispetto agli altri paesi lacustri poiché non è attraversato dalla Statale. Una panoramica mulattiera lo collega ad Albogasio. Il centro è costituito da un grazioso imbarcadero, un portico che dà accesso al pontile e una pittoresca piazzetta a forma di anfiteatro con due scalinate laterali.
A lago vi sono belle ville con piccoli giardini. Dall’imbarcadero un sentiero conduce alla villa del Nisciorée e alla dogana. A lago è anche la chiesetta parrocchiale, col suo sagrato dagli alti cipressi che dà accesso a quello che, nel Piccolo mondo antico, era l'”Orto di Franco”. Il giardino è formato da un viale ricoperto da un pergolato di glicine e da un praticello ben curato dove svettano alcuni cipressi e un gigantesco pino marittimo col tronco avvolto da una siepe d’edera. Dall’altro lato del sagrato c’è la Villa del Fogazzaro. Dalla viuzza che la attraversa si può notare la darsena dove il poeta ambienta la morte di Ombretta. La casa è formata da una cinquantina di stanze, ancora arredate come al tempo del Fogazzaro e vi si possono osservare oggetti, foto, ricordi che gli sono appartenuti. Interessanti stanze sono: il salone “Siberia”, chiamato così perché posto sopra la darsena e quindi freddo, la biblioteca, la sala della musica, e il corridoio in cui sono esposti i ricordi, tra i quali un servizio di piatti regalato all’attuale proprietario dalla regina Elisabetta d’Inghilterra.
Dal corridoio si accede al terrazzino nel quale, nel romanzo, lo zio Piero accendeva il lumicino per segnalare la direzione quando Franco e Luisa uscivano in barca nelle notti nebbiose. Bellissimi sono i giardinetti, posti su tre livelli, in cui si trovano glicini, limoni, allori, siepi e una vecchia pianta di olea fragrans. Alla morte dell’attuale Marchese Roi, la Villa verrà donata al F.A.I.
Anticamente fortificata, Puria è stata un nodo viario importante all’interno della Valsolda. Vi convergeva la via proveniente dal lago di Como, nella quale confluivano le mulattiere delle valli Sanagra, Cavargna, Colla (CH), Rezzo (Passo Stretto), e le vie provenienti da Castello , da Bré e dall’alto Luganese. Vi fu rinvenuto il “Tesoretto dell’imperatore Maurizio”, un ripostiglio di monete bizantine della fine dal VI sec. Fu anche sede di mercato. L’abitato vanta alcune belle case patrizie e fontane di pregio.
Vi arriva il sentiero da Loggio e ne esce quello per Dasio . La via centrale all’interno del paese è la via Salomone, la quale alla fine si allarga e prosegue rettilinea per una cinquantina di metri – col nome di Via al Tempio – fino al sagrato dell’Assunta, la parrocchiale, la cui facciata le fa da fondale.
Santa Margherita (272 m) posta sulla sponda opposta del Ceresio, di fronte a Oria, ai piedi del monte Bisnago, c’è un piccolo agglomerato valsoldese chiamato S. Margherita. Il “paesino”, raggiungibile solo via lago, è formato da un piccolo nucleo di case, alcune ville a lago, qualche cantina e una chiesa.
Fino alla metà del 1900 una funicolare univa il paese a Lanzo Intelvi, ora si vede solo una vecchia locomotiva adiacente all’albergo stazione ormai diroccato. A S. Margherita esistevano anche due caserme della finanza, una è ora adibita ad abitazione privata, mentre l’altra è stata acquistata del Comune che ha ripristinato l’attracco posizionando un pontile mobile. Sulla facciata dell’edificio semidiroccato si vedono due affreschi e a lato una vecchia torretta.
Al tempo della peste del 1600 S. Margherita venne utilizzato come lazzaretto allo scopo di contenere la diffusione del male.
S. Mamete (271 m) è situato su un piccolo promontorio nel punto in cui il fiume Soldo sfocia nel Ceresio. È il capoluogo della valle, sede del municipio e dell’ufficio postale ed è provvisto di un pontile per l’attracco dei battelli. Ha una pittoresca piazzetta, attorniata da portici che proseguono fino al lago. In questa piazza, un tempo non attraversata dalla statale Regina, si svolgevano le attività commerciali e amministrative della valle.
Attualmente vi sono alcuni bar, negozi, banche e un albergo. Percorrendo suggestivi vicoli, nella parte a monte del paese, si arriva al vecchio mulino e all’antica filanda, ormai diroccati. La via Bellotti porta al municipio dove, nella sala consiliare si possono ammirare due tele del pittore valsoldese Paolo Pagani. In una è rappresentato “Il sacrificio di Isacco” e nell’altra un “Santo con due putti”.
Nel giardinetto davanti al municipio un sottopassaggio porta al parchetto pubblico di San Mamete: piccolo, ma grazioso spazio provvisto di una piscina per bambini e di una spiaggetta con un’incantevole vista sul lago. Il fiume Soldo divide il nucleo del paese dalla zona di Casarico, dove si può ammirare Villa Claudia, un tempo Villa Lezzeni, con il suo bellissimo parco. La villa possiede un oratorio privato dedicato a S. Filippo Neri. All’imbarcadero di Casarico ha inizio la vicenda del Piccolo Mondo Antico, che vede in una grigia giornata tempestosa, arrivare dal viottolo che portava ad Albogasio, i Pasotti in procinto di imbarcarsi per Cressogno. Li aspetta un pranzo, offerto dalla marchesa Maironi , a base di risotto e tartufi.
Oltre Casarico, in località Cadate, si trova il vecchio ospedale di Valsolda, ora solo in piccola parte utilizzato dalla Croce Rossa. Lo stabile, un tempo villa Affaitati, fu donato da Monsignor Renaldi, col vincolo di usarlo per i poveri della valle. Dalla piazzetta di S. Mamete parte una scalinata che porta alla parrocchiale di S. Mamete e Agapito e prosegue come mulattiera verso la valle alta.
All’inizio della scala uno stemma arcivescovile e una scritta che invita a non ricorrere ai tribunali, identifica uno stabile che in epoca feudale era utilizzato come Pretorio. Ora è casa parrocchiale e al posto delle vecchie prigioni è stata ricavata una cappella. In cima alla scalinata si trova la Parocchiale. Più avanti uno dei tre Oratori di San Carlo, eretto nel 1610 in occasione della canonizzazione dell’arcivescovo. Il tempietto a forma circolare fu progettato da Domenico Tibaldi, nipote del Pellegrini. All’interno una tela con il ritratto del Santo. La devozione popolare racconta che S. Carlo, in occasione della sua seconda visita in Valsolda, mentre saliva verso l’alta valle, si appoggiasse alla roccia lasciando con la mano un’impronta. I fedeli scolpirono in quel punto una croce e successivamente fu scelto quel luogo per edificare l’Oratorio.